Occupandomi di copywriting, mi trovo a che fare quotidianamente con la necessità di frasi brevi, l’efficacia del less is more, gli indici di leggibilità, le leggi della vicinanza e le piramidi rovesciate.
Nonostante questo, non sono ancora abbastanza istruita o professionale o contaminata – dipende da come la vedete – , da non subire il fascino di certa scrittura. E mi viene da dire: per fortuna!
Leggete anche voi queste righe di Italo Calvino tratte da Sotto il sole giaguaro, una raccolta di racconti dedicati all’olfatto, al gusto e all’udito, apparsi tra il 1972 e il 1984 e pubblicati postumi nel 1988, che mi sono capitati sotto il naso proprio ora. E ditemi se una scrittura così prolissa, articolata e complessa, non è davvero in grado di farvi tornare la voglia di utilizzare i sensi, di affinarne l’uso e di riscoprire ciò che diamo troppo spesso per scontato.
Per ogni pelle di donna c’è un profumo che esalta il suo profumo, la nota nella gamma che è insieme di colore e sapore e odore e morbidezza, e così il piacere di passare di pelle in pelle può non avere fine. Quando i lampadari dei saloni del Faubourg Saint-Honoré illuminavano il mio ingresso nelle feste di gala, la nuvola pungente dei profumi mi travolgeva dalle scollature bordate di perle, sul morbido fondo di rosa bulgara si levavano trafitture di canfora che l’ambra faceva aderire alle vesti di seta, e io m’inchinavo a baciare la mano della duchessa du Havre-Caumartin respirando il gelsomino che aleggiava sulla pelle lievemente linfatica e porgevo il braccio alla contessa di Barbès-Rochechouart che mi catturava nell’effluvio di sandalo in cui la sua compatta bruna carnagione era come avviluppata, e aiutavo la baronessa di Mouton-Duvernet a liberarsi le spalle d’alabastro dal mantello di lontra e una vampata di fucsia m’investiva.
Photo credits: Ferena Lenzi