Non sono passata dalle parole alla grafica. Se non fosse che il primo amore non si scorda mai, di un simile tradimento mancherebbero i presupposti: le competenze.
Nemmeno l’osservazione ammirata dei colleghi che si muovono sicuri nei labirintici percorsi di InDesign CS6 o di Photoshop, è sufficiente a fornirmi gli strumenti per dominare il linguaggio delle immagini. Eppure sempre più mi accorgo di pretendere che alle parole si accompagnino coerenti suggestioni visive. Il gusto estetico ha sempre una componente di soggettività, ma una volta affinato, è molto probabile coincida con il senso comune del bello, del piacevole, del funzionale.
Che rapporto esiste tra linguaggio verbale e linguaggio visuale?
È per questo che mi sono sentita irrimediabilmente attratta dal libro di Riccardo Falcinelli, Critica portatile al visual design, Einaudi Stile Libero in cui il concetto di influenza reciproca tra linguaggi verbali e visuali è ben ribadito e ciò che viene percepito dagli occhi è sempre messo «in sinestesia con gli altri sensi e in rapporto all’immaginazione».
Le immagini costruiscono modelli
Come le parole creano rappresentazioni, così il visual design «finisce per abitare i nostri pensieri» e le immagini non solo evocano qualcosa nella nostra mente ma finiscono per costruire modelli carichi di valore aggiunto. Mi piace che non esista un guardare svincolato dal linguaggio: «percepiamo sempre in un ambiente linguistico» (p. 17), quindi non è vero che le figure sono più efficaci delle parole. Riccardo in tal senso mi consola: «la comunicazione accade sempre durante altra comunicazione» (p. 15), perché «tanti sono i linguaggi che si basano sulla capacità di vedere: la pittura, il cinema, la lettura, la segnaletica, la danza» e viviamo «in un’epoca in cui tutto ciò che ci circonda è progettato per essere visto secondo certe intenzioni. Per informare, raccontare o sedurre»(p. 53). La stessa finalità per e con cui usiamo le parole.
Una necessaria sinergia
«Le immagini non dicono più delle parole, né i testi possono render conto di tutto il comunicabile. Testi e immagini fanno e dicono cose diverse, ciascuno svolge il suo preciso compito» (p. 155).
Ecco quindi che posso sentirmi rasserenata dalla necessaria sinergia di parole e immagini:
«Guardiamo, leggiamo, decifriamo simultaneamente, e di certo facciamo anche molto di più, tanto che potremmo trovare un verbo per ogni azione che coinvolge la visione: analizzare, scomporre, relazionare, confrontare». (p. 154)
Photo credits: Ferena Lenzi