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19 Dicembre 2024

Come dare al tuo brand un nome che lasci il segno

Comunicazione, Copywriting, Naming

Un nome è molto più di una semplice parola: è il primo contatto del pubblico con la tua identità di marca. Come scegliere quello giusto? Il naming richiede creatività, strategia e una profonda comprensione del mercato e dei valori che un brand vuole trasmettere.

Nel mio percorso professionale, ho avuto il privilegio di lavorare a progetti di naming aziendali e di prodotto unici e stimolanti, come i nomi dei vini di Podere Guardia Grande ad Alghero, il nome della divisione industriale che raggruppa 4 aziende produttrici di cucine professionali di altissimo livello della holding Somec, il nome di una palestra trevigiana, il nome di una macchina agricola dell’azienda Ermo di Cremona, il nome di un’azienda di Padova che produce home decor e altri ancora che presto vedranno la luce. Ognuno di questi lavori è un viaggio emozionante verso la scoperta dell’essenza del brand e la sua trasformazione in un nome potente e distintivo.

Perché il naming è cruciale

Un nome può essere il tuo miglior alleato o il tuo peggior limite. È il punto di partenza per costruire un’identità solida, catturare l’attenzione e distinguersi in un mercato competitivo.

Il naming non riguarda solo il suono di una parola, ma anche il significato che trasmette. Ogni nome porta con sé una promessa, un’emozione e una storia. Ecco perché deve essere scelto con cura, tenendo conto di fattori come:

  • La missione del brand.
  • Il pubblico di riferimento.
  • La differenziazione dalla concorrenza.
  • La possibilità di essere utilizzato in diversi contesti (nazionale, internazionale, digitale).

Le caratteristiche di un nome vincente

Un buon nome non è mai casuale. Deve rispondere a precise esigenze e possedere alcune caratteristiche fondamentali:

  1. Memorabile
    Un nome efficace resta nella mente. È breve, semplice da pronunciare e da ricordare.
  2. Unico
    La distinzione è tutto. Un nome che suona troppo simile ad altri rischia di confondersi nella mente del pubblico. Nel progetto Podere Guardia Grande, ad esempio, la scelta, per i vini, di nomi radicati nel territorio e nella cultura catalana è stata la chiave per far emergere il valore autentico dei vini prodotti.
  3. Evocativo
    Un nome dovrebbe suggerire un’emozione o una storia, senza essere troppo descrittivo.
  4. Versatile e scalabile
    Il nome deve funzionare bene su diversi canali: sito web, social, insegna fisica, cataloghi, packaging…
    Inoltre, dovrebbe essere adattabile a eventuali future espansioni del brand.
  5. Longevo
    Evita mode passeggere: un buon nome deve resistere al tempo e continuare a essere rilevante.

Il processo creativo del naming

Creare un nome non è un processo lineare: è un mix di ricerca approfondita, creatività e strategia. Ogni progetto di naming è unico e richiede un’immersione totale nel contesto del brand.

  1. Brief iniziale
    Si parte sempre da un’analisi approfondita. Quali sono i valori del brand? A chi si rivolge? Quali sono i suoi obiettivi? È qui che si costruisce la base su cui lavorare.
  2. Ricerca sul campo
    Il mio lavoro di ricerca è meticoloso e coinvolge diverse attività:
    • Visite in azienda: Per capire dall’interno la cultura, le dinamiche e le aspirazioni dell’impresa.
    • Esplorazioni culturali: Mi immergo nel territorio circostante, visitando musei, enti culturali, luoghi di interesse e raccogliendo suggestioni dalla storia locale.
    • Studio di fonti: Dedico tempo alla consultazione di libri, racconti, documenti d’archivio e materiali custoditi in biblioteche, alla ricerca di ispirazioni legate a tradizioni, storie o simboli specifici.
    • Interviste: Converso con le persone coinvolte nell’azienda – dai fondatori ai dipendenti – per catturare voci, visioni e punti di vista unici che possono arricchire il progetto.
  3. Ricerche linguistiche e creazione di neologismi
    Un aspetto fondamentale del mio lavoro è la ricerca linguistica approfondita. Esploro radici e significati attingendo a un patrimonio etimologico ricco e variegato:
    • Lingue antiche e moderne: Latinismi, parole straniere e influenze internazionali che possano arricchire il nome con un tocco distintivo.
    • Dialetti locali: Per creare connessioni profonde con il territorio, utilizzando espressioni uniche che parlano al cuore delle persone.
    • Creazione di neologismi: Combino radici linguistiche, significati e sonorità per generare nomi nuovi, unici e perfettamente in linea con l’identità del brand.
  4. Test e validazione
    Ogni nome proposto viene testato sotto diversi aspetti:
    • Facilità di pronuncia e memorizzazione.
    • Disponibilità di domini web e account social.
    • Controllo legale per evitare conflitti con marchi già registrati.
  5. Presentazione e selezione
    Infine, propongo una selezione di nomi, ciascuno accompagnato da una spiegazione strategica e creativa. La scelta finale è sempre un momento emozionante, che segna l’inizio di un nuovo capitolo per il brand.

Errori da evitare nel naming

Anche nel naming, ci sono trappole da evitare:

  1. Essere troppo descrittivi
    Un nome che descrive in modo troppo diretto il prodotto o servizio rischia di essere poco incisivo e facilmente dimenticabile. Servono piuttosto personalità, originalità e capacità di evocare un’immagine distintiva. Un buon nome deve andare oltre la mera descrizione, stimolando curiosità e connessioni emotive con il pubblico.
  2. Ignorare il contesto culturale
    Un nome può avere significati diversi in altre lingue o culture. È importante fare una ricerca accurata per evitare fraintendimenti o errori imbarazzanti.
  3. Scegliere un nome troppo complesso
    Se il pubblico non riesce a pronunciare o ricordare il nome, hai perso una grande opportunità.
  4. Trascurare la coerenza con il brand
    Il nome deve riflettere i valori e il posizionamento del brand. Non basta scegliere qualcosa di “bello”: deve essere strategico.

Case Study: progetti di naming

I vini di Podere Guardia Grande – Alghero
Oltre ai nomi per i vini cannonau e cagnulari, ho individuato il nome per il vermentino della cantina algherese: Saldenya.  
Il suono di “Saldenya” porta con sé una storia fatta di mare, vento e terra. Un nome che non solo richiama la Sardegna, ma evoca anche un’idea di “salinità”, come il vento che dal golfo soffia incessante sulle vigne. A Podere Guardia Grande, infatti, ogni giorno il mare regala la sua brezza salata, che si posa delicatamente sugli acini delle viti. Questo incontro tra natura e territorio dona ai vini una freschezza e una mineralità uniche.

Talenta è il nome che ho proposto per la divisione di cucine professionali del gruppo Somec – connotate da alti standard di sicurezza, qualità e durevolezza in quanto frutto di talento, ossia di competenze tecniche, industriali e artigianali. Il talento era una unità di misura per i metalli: perfetta associazione per le cucine realizzate in acciaio. Il “talento” perciò richiama la materia. Ma non solo: gli chef, i pasticceri e i pizzaioli possono valorizzare ingegno, predisposizione, capacità e doti culinarie (i talenti) proprio in virtù dell’utilizzo dei sistemi professionali Somec.

Progetti in fase di sviluppo
Alcuni lavori di naming su cui sto lavorando sono ancora riservati, ma posso dire che ogni progetto mi spinge a esplorare nuove idee e connessioni. Cerco sempre di catturare l’essenza del brand e di trasformarla in un nome unico e significativo.

Un nome non è mai solo un nome. È la prima promessa che fai al tuo pubblico, il primo passo verso la costruzione di un’identità forte e distintiva. Che tu voglia evocare tradizione, innovazione o energia, il naming giusto può trasformare il tuo brand in qualcosa di indimenticabile.

Hai un progetto che ha bisogno di un nome? Sono qui per aiutarti a trovarlo. 😊


Photo Credits: Joe Murador

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