Dare vita a un brand è, largo ai giochi di parole, una vera e propria impresa: non solo devi dedicare tempo, energia e tutto ciò di cui il tuo ingegno dispone per creare un prodotto unico, ma è altrettanto importante trovargli un nome appropriato.
Esso, infatti, è la prima cosa che i tuoi clienti assoceranno a te e alla tua realtà e può influenzare le sorti di tutto il tuo lavoro.
Come scegliere allora il nome giusto per un brand?
Che cos’è e come funziona il brand naming
Il brand naming è il processo di creazione del nome di un marchio. Quest’ultimo è, senza ombra di dubbio, una scelta cruciale per il business perché è il primo step nella realizzazione della sua identità e deve essere solido e ben cesellato.
Un nome efficace è quell’elemento in grado di aiutare i clienti a identificare il prodotto e ricordarlo, associandogli le giuste qualità e valori. In altre parole, è un perno centrale nella costruzione della reputazione del marchio.
Il brand name, quindi, è molto più che una semplice etichetta su un prodotto o una scritta stampata su un bigliettino da visita. Rappresenta la quintessenza del marchio e le promesse del quale si fa portatore, distinguendolo dalla moltitudine di alternative presenti sul mercato.

Come trovare il brand name perfetto?
La figura che si occupa di naming è, di norma, quella del copywriter professionista. Il primo consiglio, perciò, è proprio quello di affidarsi a l*i per trovare il nome migliore per la propria attività.
Insieme, non sceglierete solo “un nome che suona bene”, ma esplorerete il brand nascituro in lungo e in largo, trovando la definizione più rappresentativa e unica. Ricerca, studio e tanti tentativi accompagneranno il processo.
1 ) Storia e valori
Il punto di partenza è guardare al mix di passato, presente e futuro. Se da un lato è vero che l’ideazione di un brand proietta il pensiero in avanti verso nuovi obiettivi, dall’altro, la strada percorsa non può essere trascurata.
Qual è stata la scintilla che ha dato inizio al tutto? Quali idee hanno accompagnato il viaggio? Quale il fine che l’ha animato? Insomma, un po’ come la fiaba di Pollicino, seguire le briciole sul selciato aiuta a definire la via e trovare il punto di partenza cercato. Ragionare sui valori che il brand vuole esprimere, poi, è fondamentale: sapere in che cosa crede, che cosa vuole rappresentare e quali promesse offre è indicativo per costruire un nome evergreen e veramente rappresentativo.
2) Lo stile del nome
Nei suoi studi sull’identità verbale, Valentina Falcinelli afferma che un buon nome dovrebbe essere corto, memorabile, originale, gradevole e orecchiabile. Prima di tuffarsi in pensate strabilianti, però, è opportuno riflettere anche sullo stile richiesto.
Lo vogliamo astratto e creativo? O intuitivo e descrittivo del servizio? Oppure deve presentare un’esplicita componente personale o una caratteristica del prodotto?
Se il sentimento condiviso recita che un brand name efficace non deve mai essere generico, è giusto ricordare che non esistono regole ferree e valutare caso per caso, tenendo in considerazione i desiderata dell’azienda, è l’unica bussola per cucire un nome che calza a pennello.
3) Un occhio ai clienti
Uno degli aspetti preponderanti quando si dà vita a una nuova realtà, abbiamo detto, è quello di rispondere alle necessità del mercato. Lo stesso vale per il naming: concentrarsi su ciò che vogliamo noi è il primo passo, ma ragionare su cosa percepirà chi lo legge, lo pronuncia, lo ascolta, non è meno importante.
Per riprendere la metafora del paragrafo precedente, l’abito non deve stare bene solo alla marca, ma anche al consumatore che, acquistandolo, lo rende parte integrante del proprio sistema di valori.
4) Studio dei competitor
Una volta appurati i propri desideri, la fase successiva richiede uno studio accurato del mercato, l’analisi delle scelte dei competitor, l’identificazione di brand aspirazionali ai quali ispirarsi e, in generale, un’attenta valutazione di ciò che le altre marche hanno scelto di comunicare o non comunicare. Scovare il gap nell’offerta e posizionarsi strategicamente è l’obiettivo.
5) L’unicità prima di tutto
Ultima ma non meno importante, una volta messa mano alla penna, è l’originalità del nome, che va verificata con accuratezza. Si tratta di un brand registrato? Esistono marchi che lo utilizzano, anche solo localmente? Il dominio è disponibile?
Una cosa è certa: non c’è nulla di peggio che innamorarsi di un nome, indossarlo, vederlo scivolare perfettamente, realizzare tutta l’identità visiva e scoprire solo alla fine che non è un modello in vendita.
